di Daniele Damele (Presidente Federmanager FVG)
Ci sono due sfide, tra le tante sul tappeto, che meritano un approfondimento: green e Pnrr. Trattasi di due sfide che segnano il futuro nostro, ma soprattutto dei nostri figli. Inutile nascondersi dietro al classico dito, qui si gioca il domani. Se nel 2030 e oltre i ragazzi di 15 e 20 anni di oggi non ci chiederanno: “ma voi nel 2021 e nel 2022 dove eravate?” allora significa che in questi mesi verrranno adottate scelte etiche, coraggiose e soprattutto determinanti per l’avvenire.
Cosa e come farlo? Lungi da me fornire ricette (chi sono io?), ma proporre idee è compito di ognuno di noi, poi ci penseranno gli altri (chi ha maggiori ruoli e responsabilità) a valutarle e, se del caso, favorirle. Credo sia innegabile, in ogni caso, che questa sia la fase del confronto e del dialogo al fine di privilegiare un’Europa differente da quella attuale, in grado di svolgere nuovamente un ruolo leader nel mondo alla pari con Usa, Cina e Russia. La pandemia, tuttora purtroppo in atto, impone soluzioni diverse tese a convivere col Covid pensando di più agli aspetti socio-economici e meno alle polemiche sterili e vacue.
Questa pandemia ha amplificato le diversità e favorito la conflittualità sociale. Per questo servono scelte politiche adeguate e mirate all’insegna dell’equilibrio. Green e Pnrr ben si accompagnerebbero in Italia con una riforma federale, con un’autonomia spinta, un regionalismo che miri a un’integrazione europea più forte. Lasciar gestire i fondi per il green e quelli per il Pnrr responsabilmente a governatori e sindaci si accompagnerebbe a un maggiore e più diretto controllo e coinvolgimento delle persone, insomma avremmo un sistema maggiormente efficace. I fondi a disposizione, il debito, definito dal Premier Draghi “sano” effettuato, devono per-
mettere un rimbalzo del Pil e un forte impulso al commercio internazionale. Le vendite del “made nel Nordest Italiano” sono già adesso del tutto positive per il 2021 e lo stesso lo sono le proiezioni per il triennio 2022-2024, ciò stando al recente rapporto Export di Sace.
Ciò dimostra la forte capacità delle aziende di questo territorio di reazione alla complessità del mercato modificando paradigma e adattandosi con flessibilità alle situazioni esterne. Innumerevoli sono, poi, le eccellenze presenti in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, trattasi di piccole e grandi realtà economiche che non temono l’innovazione e il digitale, due realtà che ben si accompagneranno alla svolta ambientale cui siamo prossimi.
Quest’area che a lungo è stata la locomotiva d’Italia, e che nulla ha da temere nel confronto con altre realtà produttive europee, può e deve ripensare la filiera sociale facendo propria la tutela delle diversità. Green e Pnrr si riveleranno favorevoli per vari settori dal legno alla meccanica, dal tessile all’abbigliamento, alla manifattura intera.
Sempre il rapporto Sace attesta che il Friuli Venezia Giulia è la settima regione in Italia per export con un peso totale nazionale del 3.3 per cento mentre il Triveneto si conferma strategico dal punto di vista dell’economia nazionale rappresentando nel “terribile” 2020 un quinto dell’export totale nazionale. I principali mercati tradizionale sono Germania, Usa ed Europa orientale, ma in futuro sono molti altri i Paesi che possono essere conquistati. Magari ai nostri figli accanto all’inglese si può suggerire d’imparare anche altre lingue come il francese, il tedesco e, perché no, anche arabo e cinese.
Veder realizzate le iniziative previste dal Pnrr in tempi anche celeri è un’ambizione di tutti. Per fare questo Politica, PA, enti economici, imprese, associazioni di categoria e sindacali, lavoratori e cittadini devono fare, tutti responsabilmente ed eticamente, la loro parte, magari rinunciando, se del caso, a qualcosa di proprio, per un bene comune maggiore e più considerevole al fine di permettere un futuro basato su un operoso benessere generale.
Dobbiamo cavalcare e non subire le transizioni ambientale e digitale rimanendo focalizzati sui segnali che giungono dal mercato. Il nordest è popolato soprattutto da piccole e medie imprese, questo va bene perché queste realtà sono reattive in forma più rapida. Per il futuro pensino, però, anche ad aggregarsi su specifici progetti per trainare la crescita e lo sviluppo.
[Articolo pubblicato su DIRIGENTI Nordest]