I risultati dell’indagine congiunturale di Confindustria FVG del secondo trimestre 2024 sono confortanti: cresce la produzione industriale con una ripresa delle vendite che segna un aumento del 7,5% trainato soprattutto dall’export, a +9,1%.
Particolarmente significativo è l’incremento della produzione industriale, che ha registrato un +8,8% contro il -1,2% del trimestre precedente. Inverte, finalmente, anche la tendenza dell’occupazione ed è questo un dato importante. A livello tendenziale, rileva Confindustria, l’andamento della produzione industriale evidenzia una leggera contrazione rispetto al secondo trimestre 2023, pari al -2,6%. Malgrado l’incertezza geopolitica internazionale parrebbe che le prospettive a breve termine possano essere contraddistinte dall’ottimismo.
È il momento degli investimenti puntando su nuove tecnologie, sostenibilità e sviluppo del capitale manageriale. Accanto a ciò si auspica che la Bce possa ridurre presto e bene i tassi d’interesse e si realizzi una reale accelerazione nell’utilizzo dei fondi del Pnrr avviando le opere pubbliche finanziate dal Next Generation Eu. Vi è, però, il nodo Germania che è tornato a essere il grande malato d’Europa: Berlino, a fronte di un’ulteriore contrazione della manifattura tedesca e della possibile chiusura di stabilimenti Volkswagen per cercare di rendere più efficace il suo programma di taglio dei costi, si chiude in se stessa e, al solito anziché puntare a favorire una “Germania europea” preferisce attendere che maturi un’Europa sempre più tedesca, nel bene e nel male, per gli altri Paesi, evidentemente, più nel male che nel bene.
E il Nord Est, che ha proprio nella Germania il primo mercato di riferimento, non può che guardare con preoccupazione allo stato di salute della principale economia europea. La repubblica tedesca assorbe il 14% delle esportazioni di Friuli Venezia Giulia e Veneto in settori cruciali come, tra gli altri, macchinari, prodotti in metallo, apparecchi elettrici e mezzi di trasporto.
Le difficoltà dell’economia tedesca risiedono principalmente nel fatto che la Germania si era imposta, negli anni, come un potente esportatore verso la Cina. Poi questa superpotenza mondiale ha deciso, però, di puntare sui consumi e sul commercio interno, e Berlino è rimasta spiazzata, ma siccome i prodotti finali tedeschi contengono una vasta quantità di prodotti intermedi italiani, questo ci danneggia in via diretta. Sul versante dell’export, infatti, la Germania rappresenta la principale destinazione di quello manifatturiero italiano.
Secondo i dati della Camera di commercio Italo-Germanica nel 2023 il Veneto è stata una delle regioni con l’interscambio più alto, per un valore monetario di oltre 24 miliardi di euro. Tra i settori principali risultano quello dei mezzi di trasporto con 4,8 miliardi e quello dei macchinari con 3,2 miliardi. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia il valore degli scambi con la Germania ammontava nel 2023 a 3,8 miliardi.
Di questi una grande parte è costituita dalla siderurgia (un miliardo) e dai macchinari (mezzo miliardo), entrambi settori con una quota dominante di export e divisi principalmente tra Udine e Pordenone. E anche grazie ai risultati della siderurgia e dei macchinari, la prima provincia per scambi è Udine, che rappresenta la metà del totale con in seconda posizione Pordenone (32% del totale). La frenata, secondo il report presentato dalla Camera di Commercio Italo-Germanica, si è cominciata a osservare a partire dall’autunno del 2023.
Siccome le relazioni tra Italia e Germania sono molto strette in quasi tutti i settori se i tedeschi sono il gigante malato, anche il Nord Est non si sente bene. Urge, pertanto, trovare nuovi sbocchi, nuove realtà pronte a accogliere i nostri prodotti per un export che deve trainare la crescita.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG