È necessario impostare un processo etico che ponga l’Uomo al centro

Daniele Damele
Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia e Segretario CIDA FVG
Quello dell’intelligenza artificiale (AI) collegato alla sostenibilità è un tema estremamente attuale e strategico per il futuro delle aziende. L’integrazione dell’intelligenza artificiale e la transizione verso modelli di business sostenibili rappresentano due delle trasformazioni più profonde e interconnesse che il mondo imprenditoriale sta affrontando.
Parliamo di due rivoluzioni che abbisognano di un’impostazione di un processo etico che ponga l’Uomo al centro. Le imprese si trovano oggi, infatti, di fronte a una doppia rivoluzione: da un lato, l’adozione dell’intelligenza artificiale per aumentare l’efficienza, l’innovazione e la competitività; dall’altro, la crescente pressione per adottare modelli sostenibili, in risposta a crisi ambientali, normative stringenti e aspettative di consumatori più consapevoli.
L’intelligenza artificiale può essere una potente alleata nella transizione ecologica per l’ottimizzazione energetica ovvero per migliorare l’efficienza energetica negli impianti produttivi e nelle infrastrutture. Algoritmi predittivi possono ridurre sprechi e ottimizzare i trasporti mentre in seno alla cosiddetta economia circolare l’AI può sviluppare il monitoraggio e il riutilizzo delle risorse. Strumenti di AI possono o meglio potranno permettere il monitoraggio della qualità dell’aria, dell’acqua, e delle emissioni.
Paradossalmente, però, proprio l’AI stessa può rappresentare una minaccia alla sostenibilità se non gestita con attenzione. L’addestramento di modelli di AI (soprattutto i modelli di deep learning) richiede, infatti, enormi quantità di energia mentre infrastrutture data-driven: server farm e cloud computing hanno un’impronta ambientale significativa.
Serve quindi un’AI sostenibile by design che ottimizzi il trade-off tra potenza computazionale e impatto ambientale. E le imprese devono passare dal ruolo di utenti di AI a protagonisti non limitandosi, cioè, a risultare solo utenti passivi di AI o soggetti alle normative ambientali, devono diventare attori proattivi nel disegnare un futuro in cui tecnologia e sostenibilità si rafforzano a vicenda con l’ausilio di manager preparati e competenti.
Cosa fare? Opportuno investire in AI green, selezionare partner tecnologici con obiettivi ESG chiari.
Innovare responsabilmente, sviluppare soluzioni AI che tengano conto dell’impatto sociale e ambientale. È necessario impostare un processo etico che ponga l’Uomo al centro passando dalle velle parole ai fatti concreti e reali.
Per fare ciò bisognerà promuovere una nuova cultura dell’innovazione centrata su etica, sostenibilità e impatto positivo. Attualmente i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) stanno guidando le scelte di investimento e le strategie aziendali. L’AI può supportare le aziende nel raccogliere e analizzare dati ESG in tempo reale, monitorare il rispetto delle normative ambientali, prevenire rischi reputazionali e ambientali.
La doppia sfida è, quindi, una doppia opportunità. Chi riuscirà a integrare AI e sostenibilità in modo coerente, responsabile ed efficace non solo risponderà alle sfide del presente, ma si posizionerà come leader del futuro. Abbandonato l’approccio europeo ideologico la doppia transizione non è più una scelta, ma una necessità e una straordinaria occasione di innovazione.





