Dirigenti NordEst: 06-07 2020
Alessandro Pellis, Consigliere nazionale Federmanager per il FVG
Quando l’amico Daniele, il presidente Damele, mi ha chiesto di scrivere delle considerazioni sulla mia esperienza riguardante la crisi sanitaria mi è subito sorto un dubbio: ma cosa di nuovo posso dire che non sia già stato detto in questi mesi? Fiumi di articoli si sono riversati nei
nostri pc per dirci tutto ed il suo contrario. Tutti noi questa realtà l’abbiamo vissuta. Allo stesso tempo ho trovato in questa richiesta il momento per razionalizzare tutto quello che ho ed abbiamo attraversato. In effetti la linea guida è comune, ma ognuno di noi ha avuto delle esperienze diverse, dettagli che però è bene ricordare e farne tesoro. Spero che queste poche righe permettano ad altri di ripercorrere il recente passato, anche dissentendo da quello che poi cercherò di riassumere.
Ho deciso di cominciare a scrivere questo articolo, nei ritagli di tempo libero, proprio oggi che è il primo giorno in cui mi sono ripresentato in ufficio. Un ufficio diverso, tutte le scrivanie spostate ed allontanate, una presenza fisica minima. In effetti l’azienda in cui opero ancora ci suggerisce di sfruttare al massimo lo smart working e permette in ufficio massimo il 50% delle persone in contemporanea, ma siamo molte meno ancora. Per me la nuova realtà è iniziata già a febbraio; il lunedì di carnevale, alla sera, ricevo la comunicazione che chiede a tutti di incominciare a lavorare da casa, smart working. Il giorno dopo passo in ufficio solo per recuperare il computer e da quel momento lo studio di casa diventa ufficio.
Chiaramente si aprono subito tre scenari da far convivere; lavoro, famiglia e sindacato. Sul lavoro l’impatto iniziale non è stato poi così diverso; facendo parte di una multinazionale ben strutturata fare le riunioni a distanza da casa o dall’ufficio non rappresenta un problema. Certo le problematiche si sono modificate e ad una iniziale chiusura dei fornitori cinesi è seguita quella degli europei. La giornata lavorativa è sempre stata molto concitata, dapprima alla continua ricerca di soluzioni alternative, successivamente pianificando azioni logiche per la ripartenza. Questa situazione ovviamente si è integrata con le dinamiche familiari; l’ufficio in casa provoca una mancanza di separazione netta fra le due realtà; in pratica non si stacca mai. Trovare un equilibrio in queste situazioni non è facile anche perché la famiglia è anch’essa collegata in remoto per le sue attività.
La gestione sindacale ha comportato un certo impegno. Il lancio dei vari decreti di supporto alle aziende non prendeva in considerazione la nostra categoria e quindi è stata necessaria una trattativa interna ed un supporto alla gestione dei colleghi. Fortunatamente il colloquio con l’azienda è stato sempre collaborativo e basato sul rispetto e quindi è stato trovato il compromesso che prevedeva l’utilizzo delle ferie pregresse senza di fatto dover ricorrere a strumenti più spiacevoli. Fin qui una normale cronaca di un evento inaspettato, sicuramente destabilizzante. Ma cosa ci rimarrà di questo periodo? Veramente lo smart working cambierà il nostro mondo?
Spero di no! Sicuramente lo smart working ha alcuni pregi e deve essere sfruttato in maniera più capillare nel futuro. Il nostro obiettivo deve essere quello di sfruttare la tecnologia per tutti gli aspetti che sa svolgere bene armonizzandola con quello che l’uomo sa far meglio. Ecco allora che il confronto, l’idea, a volte lo scontro, che scaturiscono dal contatto umano deve essere
un obiettivo da mantenere. La tecnologia va usata certamente, ma lo smart working non può essere l’unica modalità lavorativa. Possono esserci dei momenti per rimanere più a casa, gestire meglio la nostra vita, ma manteniamo la separazione tra famiglia e lavoro!
Questa comunque è una cronaca nel mezzo della crisi, non ne siamo assolutamente fuori e, probabilmente, le sfide vere devono ancora arrivare. Io continuo ad essere ottimista; saranno giornate dure quelle che ci aspettano in una ripartenza piena di incertezze. Le sfide, da casa o dall’ufficio, sono quelle a cui siamo sempre abituati!