Dirigenti NordEst: 05-2021
Fabio Vivian, Presidente Federmanager Vicenza
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) segna una grande svolta per il n ostro Paese. Sarà anche l’occasione per poter seriamente fare una programmazione industriale?
Darsi degli obiettivi. E poi strategicamente e fattivamente cercare di perseguirli declinando una serie di azioni concrete su mercati, prodotti e tecnologie, indirizzando investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione?
Quando si parla di un orientamento strategico di politica industriale, sono numerose le opinioni che convergono nell’assenza o comunque incapacità italiana di porsi un programma di medio lungo termine, coinvolgendo tutti gli attori (Stato, regioni, università, aziende, sindacati), per individuare i settori industriali e merceologici più promettenti su cui investire. Pur essendoci molte aree di incertezza nell’economia postpandemia, alcuni settori sembrano essere pronti per un periodo di rapida crescita.
Il primo grande cambiamento organizzativo e culturale in Italia sarà quello che metta al primo posto un approccio strategico e coerente ai tempi che stiamo vivendo, per lo sviluppo industriale, la competitività e per l’affermazione del proprio ruolo in un contesto sempre più internazionale e digitale.
L’emergenza sanitaria ha colto tutti noi di sorpresa. Ma non la nostra categoria, che è ben conscia, che la prossima emergenza
da affrontare sarà quella del LAVORO.
È in corso una ripresa economica a più velocità, che riflette le significative variazioni tra i Paesi nel contenimento del coronavirus e nell’acquisizione e nella somministrazione di vaccini. Presto si registrerà una rapida ripresa in tutto il mondo, ovviamente con tempistiche diverse. I settori che hanno dovuto chiudere perché non potevano garantire la distanza interpersonale presto riapriranno. Le aziende che hanno avuto la forza economica e finanziaria di superare le chiusure imposte dal lockdown sperimenteranno una rapida espansione.
In questa congiuntura, ricordiamoci qual è il nostro ruolo. Quello di guida del Paese e l’idea di coltivare una prospettiva per il futuro, all’altezza delle sfide che ci aspettano, indirizzata con precisione alla crescita.
In primo luogo, è nostro compito fattivo scendere in campo per dare il nostro contributo su tematiche come l’indipendenza e la riconversione energetica, la transizione digitale, lo sviluppo sostenibile per soddisfare i bisogni del presente senza compromettere
la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri.
Ma il principale problema che dobbiamo oggi affrontare, è l’approvvigionamento e la gestione delle materie prime. Da inizio anno ad oggi, le principali commodities come i metalli e il legno, sono cresciuti tra il 40% e il 60%, in un range influenzato da scorte di magazzino che si stanno assottigliando, determinando un pericoloso e concreto collo di bottiglia, se l’effetto degli aumenti non si arresterà e non ci sarà una conseguente stabilizzazione dei costi di approvvigionamento.
In secondo luogo, dobbiamo creare le condizioni per sviluppare politiche attive del lavoro dirette a realizzare una volta per tutte
la managerializzazione delle Piccole e Medie Imprese, e fornire al nostro sistema industriale gli strumenti necessari per rispondere alle sfide di competitività provenienti dalla globalizzazione dei mercati, perché solo con l’export si può battere la peggiore crisi dal 1945 e rilanciare il made in Italy.
Una risposta in tal senso, Federmanager l’ha proposta e realizzata da tempo, certificando export manager e manager per l’internazionalizzazione. In definitiva, dobbiamo anche convincerci che il Manager rappresenta la prima figura che spinge l’innovazione, e se vogliamo che anche le Piccole e Medie imprese, si innovino, dobbiamo affidarci a figure che lo sappiano fare.