di Daniele Damele
Occorre dire sì senza indugi a opere come il rigassificatore
La crisi derivante dal conflitto bellico russo-ucraino impone la necessità di dare una svolta all’approvvigionamento del gas in Italia. È un tema particolarmente caro al Nordest italiano. Se da un lato occorre muoversi per assicurare nei tempi più brevi possibili alternative valide alla fornitura di gas proveniente dalla Russia, è certamente etico e opportuno, ma direi indispensabile, puntare all’autosufficienza. Ergo occorre dire sì senza indugi a opere come il rigassificatore. La politica del no a tutto in nome della tutela ambientale ed ecologica non è sostenibile. Ovviamente ogni opera, tutti gli interventi devono garantire il rispetto di tutto quanto ci circonda, il nucleare da tempo è pulito ad esempio e così varie altre opportunità.
Le scelte per il futuro, per i nostri giovani di oggi devono essere compiute adesso e sono improcrastinabili. Diminuire l’utilizzo di energia aiuta l’ambiente e nel Triveneto il trend è positivo in tal senso, ma non basta. Le centrali idroelettriche soffrono in quanto quest’inverno ha nevicato poco e, quindi, la produzione è ridotta, è molto meno di quanto necessario.
Il governo Draghi ha chiesto di riaprire la centrale a carbone di Monfalcone. Siamo in emergenza, ma ciò non può esimerci dal chiedere una riconversione di detto impianto: dal carbone al gas. E che dire, poi, delle fonti rinnovabili. Adesione totale per tutte. Nel mondo sempre più aziende agroalimentari riutilizzano i residui della lavorazione per ottenere l’energia che serve alle loro linee produttive. Il trinciato di mais, ad esempio, non finisce più tra i rifiuti, ma è diventato una risorsa. È questa la strada da perseguire senza più rinvii. La situazione economica post pandemia sembrava essere in ripresa, molti fattori e dati erano positivi, ma la guerra a soli mille chilometri da noi (ma non scordiamo tutti gli altri conflitti bellici in atto nel mondo, anche lì muore gente, anche lì civili, bambini, …) ha determinato un innalzamento dei costi energetici impressionante che accompagnato dall’inflazione (di cui c’eravamo scordati) e dalla difficoltà di reperire materie prime, divenute più care, fattori che a loro volta hanno causato una nuova crisi economica e sociale di forte impatto. Ovviamente non mancano le speculazioni come le incognite. La difficoltà maggiore è quella di non riuscire a programmare, ovvero pianificare investimenti al fine di creare crescita, produzione, occupazione, opportunità, mercati e, infine, un operoso benessere generale.
In molti, quando mi confronto su alcuni temi manageriali, mi dicono che pensare al futuro va bene, ma oggi occorre pensare all’immediato, all’oggi. Giusto! Sarebbe illogico non intervenire subito rispetto alle emergenze che si creano. Io sostengo, però, che non è sufficiente, che è etico pensare anche al domani. Occorre, pertanto, ipotizzare soluzioni adeguate di lungo termine che siano in grado di garantire gli operatori economici, le imprese, il mondo del lavoro.
Solo così ne verremo fuori e non ci ritroveremo con i problemi di sempre alla prossima emergenza indipendentemente da chi o cosa la determini.