Dirigenti NordEst: 05 2020
Daniele Damele, Presidente Federmanager FVG
A chi piace giocare con i numeri il 2020 riservava più di un’occasione per sbizzarrirsi. Ma il piacere del gioco quest’anno è stato ben presto soppiantato dalla crisi. Prima il rallentamento dell’Europa a trazione tedesca e i rapporti internazionali tesi e delicati, poi la tragedia del Covid 19.
Indubbiamente, adesso, occorre salvare le persone e le imprese. Per le prime speriamo in una cura efficace per il corona virus e in un vaccino in tempi rapidi, per le seconde serve liquidità immediata.
Contemporaneamente è indispensabile pensare al futuro. Etico è immaginare come sarà il 2030, sforzarsi di ipotizzarlo e costruirlo. Per fare ciò la prima cosa necessaria è unire le forze. Mettere assieme saggezze e persone esperte con giovani e manager in prima linea, donne e uomini capaci di stringere un patto generazionale, di aggregarsi e offrire idee per realizzare il 2030. Chi tra dieci anni avrà più di 75/80 anni ci regali oggi il suo bagaglio di esperienza e chi ne avrà da 30 in su pensi che questa è la sfida per ricostruire paesi, regioni, nazioni e, alla fine, il mondo intero.
Guardiamo a casa nostra. Qui abbiamo personalità e autorevoli rappresentanti che possono dire la loro molto positivamente. Penso a Bono (Fincantieri), Benedetti (Danieli), Fantoni della omonima azienda friulana (a proposito è ben stampata in me l’espressione dell’allora presidente nazionale di Confindustria Montezemolo all’assemblea provinciale degli industriali di Udine all’epoca presieduti da Fantoni: “io – disse Montezemolo – non avrei proprio nulla da aggiungere alla relazione di Fantoni che condivido in pieno e giudico illuminante”. Chapeau!). Ma penso anche ai rappresentanti delle categorie economiche del Nordest, ai sindacalisti a docenti di rango, come Cacciari e l’ex-Rettore di Udine De Toni, ai sanitari e agli stessi politici. Il Ministro dello Sviluppo economico è il triestino Patuanelli, i presidenti delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, Fedriga e Zaia, godono di stima e considerazione ben al di la delle loro forze politiche di appartenenza, altri politici (Casellati, Serracchiani, Rosato, Brunetta…) rivestono ruoli nazionali di rilievo. Potrei continuare.
Va, in questo senso costruita, insieme, un’Europa delle Regioni e dei popoli. Finora siamo prigionieri di trattati e di una visione tedesca (cui si aggregano Olanda, Austria e altri Paesi) che blocca un’Europa solidale e federale. Dovremmo ipotizzare regole diverse concedendo poteri sovranazionali all’Europa facendo uscire le istituzioni europee da una debolezza che limita l’Europa (e i suoi tecnocrati) all’autoreferenzialità su larga scala con tutto quanto ne consegue: codici e codicilli, lacci e lacciuoli, impoverimento progressivo delle decisioni, assenza d’intervento sugli stessi temi rilevanti quali la salute pubblica e l’economia. L’Europa deve riscoprire i valori della solidarietà e puntare a creare uno Stato realmente sociale. Pena il fallimento.
Come e cosa fare per puntare a un futuro differente basato su un generale operoso benessere? Innanzi tutto, occorre attrezzarsi per evitare che in futuro nuove pandemie tipo Covid 19 mettano in ginocchio il mondo in così poco tempo. Farsi trovare nuovamente impreparati sarebbe un suicidio collettivo ingiustificabile. Fondi a ricerca, prevenzione e assistenza sanitaria non devono mancare e anzi devono essere mirati opportunamente. E poi spazio a cultura ed economia. Bisogna agire puntando all’innovazione competitiva non solo di tipo tecnologico. Urgono cambiamenti e sperimentazioni che possano portare a trasformazioni positive di relazioni, imprese, prodotti… Come accennato mai come in questo momento serve unità d’intenti e azioni per il 2030. Persone, associazioni, enti pubblici e privati, mondo della ricerca, scuole e università, Stati, organizzazioni di vario tipo, si mettano assieme per costruire il futuro. Non è più il tempo di fare da soli, di chiudersi al proprio interno (siamo già stati fin troppo tempo chiusi in casa ed era l’unica reazione possibile), serve un patto generazionale per il domani.