Dirigenti NordEst: 08-09 2020
Daniele Damele, Presidente Federmanager FVG
Se qualcuno pensa ancora che il Green New Deal sia un’opzione ambientalista è del tutto fuori strada o quantomeno disinformato. Questo è un processo e allo stesso tempo un obiettivo che coincide con un’enorme opportunità di crescita sociale, economica ed occupazionale. Ci serve altro in questo momento (a parte, ovviamente, il vaccino antiCovid 19)? Certamente no, e allora è etico oggidì puntare con convinzione e coraggio al Green Deal accanto a digitalizzazione, riforma della PA e formazione del capitale umano, dai manager (produttività ed efficienza al primo posto per loro) all’addetto alle consegne (che se lo fa con un sorriso,
mascherina permettendo, è decisamente meglio). Accanto a ciò il mai venuto meno tema delle infrastrutture strategiche, visibili (collegamenti viari, ferroviari, via mare e aerei) e non (banda ultralarga) perché senza queste non si può nemmeno ipotizzare di pensare al Green News Deal che significa pensare a oggi, domani e anche al 2030 e oltre ad esempio concordando una strategia energetica e climatica (di cui si sente assoluto bisogno).
Quali gli obiettivi etici da porci allora? Idrogeno, ma anche economia circolare per generare materie prime dai rifiuti (la cui raccolta differenziata, al di la delle forme utilizzabili, è un impegno etico di ognuno di noi), spostamento del trasporto merci dalle strade alle ferrovie e alle vie del mare (il porto di Trieste deve divenire lo scalo del Friuli e dell’Europa) e, inoltre, fonti rinnovabili, gas, auto elettriche.
Dalla PA ci si attende una riforma strutturale e un’azione mirata a sostenere (con appositi finanziamenti e la mai arrivata semplificazione burocratica) le nuove iniziative imprenditoriali basate sull’obiettivo del Green Deal. Per questo servono nuove idee, servizi innovativi, un percorso di crescita e sviluppo che veda cooperare imprese, PA, associazioni, sindacati, scuola, università,
istituti di ricerca. Dobbiamo rivolgerci a 30enni e 40enni che rappresentano la classe centrale della nostra società (per i quali va attuata una politica a favore della natalità della famiglia) come pure si rende improcrastinabile “sprovincializzarsi” lasciando perdere chiacchiericci (che Papa Francesco ha detto “uccidono più del Covid”) e invidia sociale per modernizzare il Friuli.
Mai come in occasione della pandemia da corona virus siamo stati sommersi dalla comunicazione, tante volte inidonea. Non si devono creare paure, tantomeno spaventare le persone, ma fornire informazioni puntuali e certe. Internet, poi, da spesso voce a dismisura a sentimenti negativi, quindi accade che i mezzi d’informazione attingono ampiamente a ciò provocando un circuito perverso da cui è quasi impossibile uscire.
Abbiamo, invece, bisogno dell’internet delle cose e di pensieri positivi, di nuove idee brillanti, di dare spazio non ai soliti noti (che qualche responsabilità sulla delicata situazione attuale, virus a parte, magari ce l’hanno proprio), ma a chi innova e si basa su valori legati alla convivenza e alla coesione sociale. È indispensabile individuare riferimenti futuri condivisi basati su progettualità concrete e attuabili. Solo così torneremo a garantire prospettive ai nostri giovani. Questo è senso civico, è etica, e anche identità. Il Friuli ha da sempre un insieme di valori attorno ai quali edificare la futura comunità. Non bisogna, però, lasciarsi contaminare dall’esterno e dall’interno da cattivi narratori di negatività ad arte tese solo a distruggere e demolire.
Discutiamo di export, internazionalizzazione, piani digitali, capacità di fare rete, flessibilità, prodotti, patrimoni, gestione del cliente e delle relazioni, mercati da conquistare, know how al fine di muoversi come sistema Friuli. Devono essere premiati i talenti, occorre riallineare domanda e offerta, favorire, guidare e permettere le ricadute della tecnologia, intelligenza artificiale compresa. E se giungesse in tutto ciò anche la tanto attesa defiscalizzazione (ad esempio per i nuovi assunti nelle imprese private) accanto alla riduzione del cuneo fiscale allora sì che potremo dire di aver gettato le basi per un futuro solido nella consapevolezza che aumentando la produttività potremo permettere un rialzo del PIL giunto attualmente a cifre negative da paura. Parole d’ordine
immediate devono essere: politiche attive del lavoro e incanalamento dei risparmi giacenti nelle banche verso le imprese.