L’auspicio è che la Germania torni a essere locomotiva e che l’Europa si accordi con gli Usa
Il 2025, ormai possiamo dirlo, sarà un anno di sostanziale stabilità per l’industria del Nordest Italia. Il rapporto sull’analisi dei settori industriali, presentato da Intesa Sanpaolo con Prometeia, prevede che il fatturato del manifatturiero si manterrà stabile a prezzi costanti sui livelli del 2024 con un giro d’affari complessivo pari a 1.143 miliardi di euro, e in crescita dell’1,8% a prezzi correnti.
Gli indicatori presi in esame dal report segnalano, purtroppo, condizioni operative ancora deteriorate per l’industria manifatturiera, ma anche deboli segnali di miglioramento. Fondamentale sarà il recupero della domanda europea che aiuterà a controbilanciare la generale debolezza legata all’incertezza sulle politiche commerciali statunitensi. Fa ben sperare, però, la seppur debole ripresa della Germania dopo due anni di stallo del ciclo economico post pandemico. Sono previste in crescita le esportazioni della meccanica.
Un contributo decisivo arriverà anche dal mercato interno italiano grazie a un parziale recupero del potere d’acquisto delle famiglie e alla ripartenza degli investimenti sui beni strumentali, spinti dagli incentivi Transizione 5.0 e dalle buone condizioni reddituali delle imprese.
La locomotiva tedesca dà, quindi, confortanti segnali di ripresa. Lo scorso mese di marzo la produzione industriale in Germania ha messo a segno una crescita del 3%, dopo il -1,3% di febbraio. Un segnale che le imprese di casa nostra, per le quali quello tedesco è uno dei mercati centrali, guardano attentamente e con forte speranza. In Germania si prevedono investimenti pubblici da 1.000 miliardi nelle infrastrutture e nella difesa, quest’ultima svincolata dal freno al debito. Su quest’ultimo punto (difesa) non si può e non si deve che esprimere contrarietà, ma sulle infrastrutture invece, no.
L’obiettivo del nuovo governo tedesco è riportare l’economia della Germania su un percorso di crescita, investendo e riformando. A beneficiarne, oltre ai tedeschi, reduci da una recessione senza precedenti, dovrebbero essere anche i Paesi che vantano un interscambio commerciale importante con Berlino. Tra questi l’Italia e il Nord Est. Per il Veneto, quello tedesco, è il primo mercato estero, pesa il 13,1% dei suoi 80,2 miliardi di export totale. Per il Friuli Venezia Giulia è il secondo (dopo gli Usa) e vale l’11,4% di 19,1 miliardi di esportazioni complessive.
Per le due regioni, l’export verso la Germania nel 2024 si è chiuso in forte contrazione. Il Friuli Venezia Giulia ha perso il 7% in valore rispetto all’anno precedente, passando da 2,3 miliardi a meno di 2,2. Il Veneto ha ceduto il 5%, da 11,1 miliardi a 10,5. La flessione è dovuta in particolare alla manifattura, che ha registrato nell’anno una contrazione delle esportazioni verso il Paese tedesco del 6% in entrambe le regioni. Diversi i settori dell’industria penalizzati dalla frenata tedesca. Su tutti quello dei prodotti della siderurgia, che hanno perso nell’anno rispettivamente il 27% in Friuli Venezia Giulia e il 19% in Veneto.
Come va interpretato il segnale dello scorso mese di marzo del rimbalzo della produzione industriale tedesca: +3% sul mese precedente? Dato episodico o indizio dell’attesa inversione di tendenza? Secondo l’economista Fedele De Novellis, partner di Ref Ricerche, molto dipenderà dai dazi americani sul cui tema si auspica un’Europa unita e una trattativa seria ed efficace.
Bisogna superare l’incertezza che frena gli investimenti delle imprese e favorire gli investimenti pubblici a favore di imprese ed economia reale: infrastrutture e manifatturiero. La riforma del fisco, a favore di imprese che reinvestono e assumono in Italia e del ceto medio non sono più procrastinabili. Speriamo che la Germania torni a trainare, quindi, che l’Europa tratti e chiuda accordi con gli States, che lo Stato Italiano investa, anche facendo debito pubblico sano, e riformi fisco e burocrazia. La Germania è per l’Italia il primo mercato estero, assorbe il 13,5% delle esportazioni.
Il cambio di atteggiamento del governo tedesco potrebbe essere un ottimo segnale per iniziare a pensare a come rimuovere quelle situazioni europee che ci stanno penalizzando da tempo, compresa una gestione monetaria mai elastica ed espansiva e una politica economia e industriale latitante a dir poco.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG
Segretario Cida FVG