di Mario Cardoni (Direttore Generale Federmanager)
Responsabilità sociale e attenzione alle questioni ambientali al centro delle nuove strategie aziendali, su cui costruire una buona reputazione aziendale che fa bene anche al business. Riscaldamento globale, inquinamento dell’aria, emergenza rifiuti: l’attenzione su questi argomenti, fino a qualche anno fa riservata a una nicchia di persone, è notevolmente aumentata insieme alla consapevolezza che governanti, cittadini, aziende, tutti possono fare qualcosa verso le questioni ambientali. La sostenibilità è ormai diventata un modo di essere come individui, come imprese, come nazioni.
L’attivazione di iniziative di responsabilità sociale, che fino a ieri si proponeva solo come strumento per migliorare l’immagine aziendale, oggi è diventata una vera e propria necessità per sopravvivere sul mercato. Le tematiche legate alla sostenibilità, infatti, rappresentano non solo un’urgenza per l’umanità, ma anche una sfida per la reputazione aziendale. E nella costruzione di una buona reputation, l’attenzione alla responsabilità sociale, intesa come credibile proposizione di gestione degli Esg in linea con la mission dell’azienda, è un aspetto di cui bisogna tenere conto.
Mancare attenzione verso l’ambiente rende l’azienda meno attrattiva agli occhi degli stakeholder, e questo oramai si traduce in una diretta penalizzazione del business e della capacità stessa di intercettare capitali d’investimento.
Invece, quando si viene percepiti come risorsa economica preziosa, se si possiede la reputazione di azienda attenta al territorio, all’ambiente, al sociale, si alimenta una positiva reazione a catena sull’intero sistema.
Sappiamo che anche la finanza si è fatta “green”, come dimostra la prima emissione di Green bond europei lo scorso 12 ottobre: parliamo di 12 miliardi di euro di obbligazioni verdi che, in pochi giorni, hanno ricevuto domande per oltre 135 miliardi. Ricordiamoci anche che i bond emessi devono rispondere ai criteri fissati dalla Commissione Ue per verificare che l’impatto dei finanziamenti sia davvero a beneficio della svolta green.
Per le imprese e per i mercati i fattori di governance ambientale, sociale e aziendale stanno diventando quindi aspetti dirimenti e non possono in nessun modo essere solo strategie di marketing. Molte aziende si autoproclamano sensibili ai temi ambientali, dichiarano di seguire un processo lavorativo ecosostenibile usando degli espedienti
solo apparentemente eco-friendly: insomma, un “ecologismo di facciata”, noto anche come green washing, che è grande nemico di una buona reputazione aziendale.
Per competere vanno attivate le leve giuste e non ci sorprende, quindi, che stia aumentando il numero di aziende che legano il compenso variabile del top management al conseguimento di risultati sociali e ambientali. Come in altre attività, anche in ambito ambientale vanno dichiarati preventivamente gli obiettivi da conseguire e va eseguita una misurazione d’impatto che li verifichi. Serietà e trasparenza, insomma.
Perché a essere sostenibile l’impresa ci guadagna, sia in termini economici sia in termini reputazionali.
[Articolo pubblicato su DIRIGENTI Nordest]
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