Il Rapporto annuale Istat 2025 e le analisi correlate delineano un quadro complesso per l’Italia, caratterizzato sia da segnali di miglioramento in alcune aree chiave sia da persistenti sfide strutturali. Parallelamente all’analisi nazionale fornita dall’Istat, istituzioni come la Banca d’Italia conducono ricerche a livello locale per approfondire le dinamiche specifiche dei sistemi economici regionali. La Banca d’Italia ha organizzato eventi a Trieste e Udine a giugno 2025 per presentare i Rapporti regionali sull’economia del Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo di fornire dati e analisi a supporto delle istituzioni e degli operatori economici locali. Queste iniziative regionali integrano il quadro nazionale fornito dall’Istat, offrendo una visione più dettagliata delle diverse realtà economiche del Paese.
È un quadro complesso, quello dell’Italia nel 2024 con le previsioni per il 2025, in quanto si registrano segnali di tenuta in alcuni ambiti, ma permangono criticità significative, in particolare sul fronte economico, sociale e demografico.
Economia: crescita, occupazione, energia.
Le previsioni più recenti per il 2025 indicano un rallentamento della crescita, influenzato principalmente dagli effetti dell’evoluzione delle politiche commerciali globali e dalle possibili evoluzioni delle tensioni geopolitiche internazionali che generano ampi margini di incertezza.
Un dato particolarmente rilevante e preoccupante riguarda i salari reali, che tra il 2019 e il 2024 hanno perso il 10,5%. Questa perdita di potere d’acquisto è attribuita principalmente alla forte crescita dei prezzi, anche se la perdita del potere d’acquisto per le retribuzioni contrattuali è stata particolarmente rilevante fino a fine 2022, per poi risalire solo parzialmente.
Sul fronte dell’occupazione, il 2024 ha visto una crescita dell’1,5% con 352mila unità in più, e il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5%.
Sociale: povertà a rischio e cure sanitarie.
Il Rapporto annuale dell’Istat evidenzia una situazione sociale che merita grande attenzione. Nel 2023, quasi un quarto della popolazione in Italia, precisamente il 23,1%, era a rischio di povertà o esclusione sociale. Questo dato rappresenta un aumento rispetto al 2022 (+0,3 punti percentuali). L’indicatore di rischio di povertà o esclusione sociale riguarda le persone che si trovano in almeno una delle seguenti condizioni: a rischio di povertà (reddito inferiore al 60% del reddito mediano), in grave deprivazione materiale e sociale, o che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa.
Un dato preoccupante è la rinuncia alle visite mediche specialistiche: nel 2024, un italiano su dieci (9,9%) ha riferito di aver rinunciato a visite mediche o esami specialistici, principalmente a causa delle lunghe liste di attesa e della difficoltà di pagare le prestazioni sanitarie. Sebbene la spesa pubblica per prestazioni sanitarie sia aumentata, i dati testimoniano l’affanno del sistema sanitario pubblico che rende sempre più determinante il welfare sanitario integrativo.
Demografia e struttura familiare.
La struttura familiare è sempre più piccola e frammentata. Si osserva un aumento della instabilità coniugale, una bassa fecondità e il posticipo della genitorialità. Il numero di persone sole è aumentato, costituendo il 36,2% degli individui tra i 20 e i 24 anni e il 28,2% di quelli con figli di età inferiore ai 5 anni. Particolarmente elevate le donne sole con più di 75 anni. Solo il 49,6% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive al di fuori della famiglia di origine, un dato inferiore alla media europea, che riflette la difficoltà nel raggiungere l’indipendenza economica che ritarda le tappe della vita adulta.
La popolazione residente è diminuita dal 2014, a causa di una dinamica naturale fortemente negativa (più decessi che nascite) e della riduzione della fecondità. Nel 2024 si è raggiunto il minimo storico con 1,20 figli per donna.
Segnali di miglioramento e sfide.
Nel 2024, il saldo del bilancio pubblico ha segnato un miglioramento significativo, con l’indebitamento netto sceso dal 7,2% al 3,4% del PIL. Anche il saldo primario è in positivo: Il saldo di bilancio al netto della spesa per interessi è tornato in positivo nel 2024 (+0,4% del PIL), dopo quattro anni. Si registra una crescita complessiva del capitale umano in Italia, con livelli di istruzione più elevati nelle nuove generazioni di anziani.
In conclusione, il Paese presenta una situazione con miglioramenti tangibili nella finanza pubblica e nel mercato del lavoro nel 2024, affiancati da segnali positivi sul fronte del capitale umano. Tuttavia, persistono sfide significative legate alla debolezza strutturale della produttività, alla perdita di potere d’acquisto dei salari, alle disuguaglianze sociali e territoriali e alla necessità di modernizzazione e ricambio generazionale nel sistema produttivo e nelle competenze digitali. Questa sfida potrà essere vinta solo con un patto sociale tra imprenditori, manager e lavoratori mentre la politica potrà e dovrà svolgere il suo ruolo favorendo la defiscalizzazione per i reinvestimenti nelle imprese abbinati ad assunzioni e aumento dei salari, la sburocratizzazione e gli investimenti nei settori produttivi, manifatturiero in primis.
Daniele Damele, presidente Federmanager FVG
Fulvio Sbroiavacca, consigliere nazionale Federmanager