L’economia dell’Italia cresce, seppure moderatamente, spinta soprattutto dal turismo. Il bollettino economico della Banca d’Italia resta ancora ancorato a quella stima di +0,6% del prodotto interno lordo per il 2024 diffusa a giugno in ambito Bce. La stima è data a +0,8% per l’anno. Crescita moderata, quindi, in quanto il Pil cresce poco con un’industria ancora debole e un export che non decolla. Nel secondo trimestre 2024 l’industria prosegue il calo (nonostante il recupero di maggio) con prospettive contenute mentre buoni segnali giungono per i consumi.
Il taglio dei tassi della Bce è stato piuttosto timido e ancora non s’intravvedono ricadute positive per le imprese. Sul fronte degli investimenti ci sono prospettive incerte: i macchinari e i fabbricati non residenziali dovrebbero sostenerli, trainati da Pnrr e piano Transizione 5.0, mentre crescono quelli in ricerca e sviluppo. Oltre la metà degli investimenti fissi, riferendosi a fonti Confindustria, sono realizzati da imprese private (57,9% nel 2023) e un’ampia quota è realizzata dalle famiglie (27,0%), specie in abitazioni. Dal settore pubblico giunge il 15,1%, per lo più in fabbricati non residenziali.
La propensione al risparmio è salita più delle attese a 9,5% nel primo trimestre 2024 (da 6,9%) perché i consumi delle famiglie (+0,3%) sono cresciuti molto meno del reddito reale (+3,3%): il risparmio appare ora normalizzato (8,2% la media pre-Covid) e in prospettiva la spesa delle famiglie potrà crescere come o più dei redditi grazie anche a un costo del credito in lento calo e una fiducia delle famiglie risalita a giugno per il secondo mese di fila.
Sempre secondo fonti Confindustria l’export italiano dei beni è cresciuto in aprile (+2,1% a prezzi costanti), ma calato nei mercati extra-Ue a maggio (-2,3% in valore). Le vendite italiane in Germania sono tornate in espansione, dopo un anno, stabili quelle negli Usa, ancora in calo in Cina. Prospettive negative per l’estate, invece, secondo gli ordini manifatturieri esteri in giugno e deboli sono anche le indicazioni qualitative per gli scambi globali.
Le prospettive sono, pertanto, incerte con le imprese che vedono una spesa per investimenti in aumento nella seconda metà del 2024, ma con ordini nel settore dei beni strumentali che si stanno progressivamente riducendo, segno che la domanda di macchine e apparecchiature è limitata, sia dall’interno sia dall’estero. Confindustria ritiene che “i prossimi trimestri dovrebbero registrare una frenata”. Gli investimenti in abitazioni dopo anni di espansione sostenuta da forti incentivi sono attesi in frenata nella seconda metà del 2024 mentre i fabbricati non residenziali hanno avuto un contributo di appena +3,8% alla crescita degli ultimi anni anche se ora stanno aumentando in misura marcata (+2,2% nel primo trimestre 2024). Il loro trend positivo dovrebbe proseguire, in prospettiva, anche grazie alla spinta positiva esercitata dalle risorse del Pnrr. Ciò dovrebbe in parte compensare l’attesa caduta di quelli in abitazioni, per cui gli investimenti in costruzioni complessivi dovrebbero mostrare solo una lieve flessione nel corso del 2024.
Confindustria parla di “crescita lenta”. Certo il sogno è quello di avere un autunno finalmente privo di elementi negativi sul fronte internazionale, ma ciò non dipende da noi. Ciò che, invece, possiamo fare è favorire la ripresa della manifattura nel nostro Paese grazie a imprenditori e manager.
L’industria deve tornare ad avere prospettive forti con nuovi investimenti. Il Pnrr e le misure industria 5.0, come accennato, devono garantire effettivi contraccolpi positivi con riflessi favorevoli anche sull’occupazione e sui salari dei lavoratori. Il taglio dei tassi Bce sta avvenendo a un ritmo più lento e così inevitabilmente il peso del debito sulle imprese resta elevato mentre la ripresa dei finanziamenti permane in calo. PA, finanza, credito, associazioni di categoria, enti pubblici economici devono mirare a un a crescita sociale ed economica basata su un operoso benessere.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG