
Relazione del Presidente Valter Quercioli all’Assemblea per l’ottantesimo anno dalla fondazione di Federmanager
Signore e Signori,
L’Italia è un Paese straordinario che ha nel lavoro e nel merito professionale la sua vera ricchezza. Ne dobbiamo essere consapevoli e orgogliosi. Siamo la seconda manifattura d’Europa, quarto esportatore mondiale, tra i protagonisti del G7.
La centralità del manager nel governare la complessità contemporanea
Siamo davanti a grandi transizioni
Nuovo umanesimo e frontiere tecnologiche

Le nostre priorità per il Governo

Il futuro si costruisce così: a partire dalle persone!
In sostanza, serve un programma pluriennale di politica industriale che punti a orizzonti di crescita e managerializzazione, con una visione di lungo respiro che metta in campo risorse concrete, quegli 8-10 miliardi di euro che servono davvero per potenziare il motore industriale del Paese. l’orizzonte decennale è quel che serve per dare ritorno agli investimenti e per offrire al sistema produttivo quella fiducia di cui ha bisogno in questa fase storica caratterizzata da incertezze e mutamenti profondi. Voglio ricordarlo a tutti: il futuro del Paese passa dall’industria nazionale e dalla sua capacità di essere competitiva. È infatti attraverso questo programma pluriennale di politica industriale che si potrà dare corpo a un piano straordinario per far crescere e managerializzare ulteriori 2Omila Piccole e Medie Imprese nei prossimi dieci anni. E per questa via riusciremo a rafforzare il protagonismo industriale italiano, senza timore alcuno di concorrenza, sia essa europea, americana o asiatica.
Ma per imboccare la strada di un solido sviluppo, il Paese ha bisogno di una rete digitale all’altezza della sua ambizione: infrastrutture, intelligenza artificiale, interoperabilità dei dati, data center, cybersicurezza e competenze digitali diffuse. Bisogna accelerare – è questo che chiediamo al Governo – e farlo con un principio chiaro: la tecnologia deve servire la persona, non sostituirla. Se vogliamo diventare davvero l’hub logistico del Mediterraneo, dobbiamo mettere in rete porti, logistica e imprese con connessioni veloci e sicure. Solo così potremo governare il futuro, non subirlo!
Serve anche una nuova prospettiva per il Mezzogiorno. Su questo punto voglio essere chiaro: non è un problema da risolvere, è un potenziale da liberare. Nel Sud, e io l’ho toccato con mano, vi sono giovani talenti, università di eccellenza, imprese che innovano e resistono. Ma servono infrastrutture moderne, digitalizzazione e soprattutto più managerialità. Solo così potremo attrarre investimenti, frenare la fuga dei talenti e creare lavoro stabile sul territorio. Il futuro dello sviluppo industriale dell’Italia passa anche – e forse soprattutto – dal Sud che deve diventarne il motore.
Ma la precondizione per potenziare il Paese – e questa è una delle principali richieste che avanziamo al Governo – è una fiscalità più equa, che valorizzi il merito e non penalizzi chi crea valore per tutti.
La progressività fiscale è un principio giusto – lo afferma la nostra Costituzione e, prima ancora, l’etica sociale – ma non può trasformarsi in esponenzialità irragionevole. Quando il 5% dei contribuenti paga il 43% dell’IRPEF, non siamo più in un sistema progressivo, ma in un sistema sbilanciato. Comprendiamo che la “coperta sia corta”, ma non possono restare scoperti sempre gli stessi. Serve una lotta seria all’evasione e all’elusione e serve anche premiare la fedeltà fiscale. Chi lavora, chi produce, chi paga le tasse non chiede privilegi: chiede rispetto. Perché chi crea valore per il Paese deve avere gli strumenti per costruire il futuro. La Legge di Bilancio 2026 mostra i primi tenui passi nella direzione da noi auspicata. Lo riconosciamo al Governo e di questo lo ringraziamo, ma, per essere concreti è necessario fare molto di più.
Voglio evidenziare un altro tema fondamentale per la nostra categoria: le pensioni dei manager e dei dirigenti. È vero, i nostri pensionati sono titolari di pensioni medio-alte maggiori di 4-5 volte il minimo, ma è anche vero che hanno versato contributi previdenziali altissimi, sostenendo la crescita industriale e sociale del Paese e garantendo la coesione sociale. Eppure, oggi vedono il potere d’acquisto della loro pensione eroso dall’inflazione e da una perequazione insufficiente. Chiediamo per loro perequazione equa e nessuna penalizzazione perché, lo dico con fermezza e convinzione: i pensionati non hanno difese contrattuali. È quindi compito delle Istituzioni proteggere il reddito e la dignità sociale.
Quella parola “pensioni d’oro”, applicata a noi, proprio non si può sentire!
Le Istituzioni non devono considerare le pensioni dei nostri manager in quiescenza come una sorta di bancomat a cui attingere! Queste pensioni infatti sono il risultato di un copioso gettito contributivo che i manager hanno versato alle casse previdenziali, nel corso della loro intera vita lavorativa. Su questi temi, per noi molto importanti, abbiamo dato mandato alla nostra Confederazione, CIDA, di portare avanti gli studi e le iniziative mediatiche necessarie per rendere edotta l’opinione pubblica delle palesi iniquità perpetrate a danno delle nostre pensionate e pensionati.
Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e dire con chiarezza che sulle pensioni il sistema pubblico va in sofferenza. In un Paese come il nostro, in cui già oggi il 40% delle pensioni è di tipo assistenziale, questa è una verità che non possiamo ignorare. Rinnoviamo con forza la nostra richiesta, che da tempo avanziamo: una separazione contabile chiara e netta tra previdenza e assistenza, per evitare che chi ha versato regolarmente venga, come avvenuto fino ad oggi, penalizzato.
Un appello ai partner datoriali

Dobbiamo avere quindi l’obiettivo comune di attrarre giovani talenti e valorizzare i talenti senior che già vi operano, di far crescere dimensionalmente tramite loro le Piccole e Medie Imprese e di sostenere le transizioni verde, digitale ed energetica.
Usiamolo. Usiamolo per indicare la via del futuro alle imprese in cui noi manager operiamo, per valorizzarle e per renderle ancor più di successo, un successo basato sul valore industriale e commerciale generato e non sul costo del lavoro minimizzato!
Guardando al futuro riconosciamo che è arrivato il momento di dare una casa comune al management industriale, che include sia i dirigenti che i quadri apicali.
Le aziende faticano a gestire il loro management applicando contratti diversi: di categoria per i dirigenti, settoriale per i quadri apicali. Questa complessità è figlia di un’epoca che non esiste più da tempo, e in fabbrica c’è bisogno di più semplicità, non di rimanere ancorati a un’ideologia sorpassata dal tempo!
La forza di Federmanager
E torno al ruolo dei manager.
Ottant’anni fa, sulle macerie della Seconda guerra mondiale, un gruppo di manager si impegnò per contribuire alla ricostruzione del Paese.
Oggi è nostro dovere ricordare quei dirigenti che ottanta anni fa furono deportati o fucilati, perché si opposero alla distruzione, alla razzia, al trasferimento in altri Paesi delle risorse industriali italiane: macchinari, apparecchiature, strumentazioni, semilavorati, materie prime. Le risorse salvate da questi eroi costituirono la base della successiva ripartenza industriale e sociale del Paese. La loro memoria ci ricorda ancora che la nostra professione è una missione che richiede responsabilità, spirito di sacrificio e coraggio.
Il management ha infatti una funzione di collegamento essenziale tra impresa e società, tra produzione ed etica, tra passato, presente e futuro. VISES, il nostro Ente del Terzo Settore, ha proprio questo ruolo: essere un ponte tra manager e progetti di solidarietà verso le persone, le comunità e i territori svantaggiati.
Permettetemi anche un ringraziamento speciale alle nostre 55 Associazioni Territoriali, ai loro Presidenti, Vicepresidenti e Tesorieri , ai loro Consigli Direttivi, Organi Associativi, Direttori e Personale Dipendente, ai membri dei nostri Gruppi Giovani, Donne – Minerva e Seniores, ai membri delle nostre 18 Commissioni, alla Giunta Esecutiva, ai Consiglieri Nazionali, ai Congressisti, tutti diretta espressione dei territori nella vita della Federazione. Un ringraziamento speciale va anche a tutti i coordinatori e componenti delle nostre RSA, le Rappresentanze Sindacali Aziendali, tramite le quali il dialogo tra Federmanager e le imprese si fa più specifico e fruttuoso.
Sì, a tutti loro va un ringraziamento speciale, perché sono la spina dorsale della nostra Federazione.
Federmanager, infatti, non è solo una sigla di rappresentanza, è una rete viva, di persone, di storie professionali, di famiglie che ogni giorno sono in campo per il Paese. Senza il loro lavoro quotidiano e faticoso, la nostra Federazione non sarebbe arrivata fin qui, oggi, in questa giornata fantastica!
Ringrazio anche gli enti bilaterali e collaterali che condividiamo con le Associazioni Datoriali o che gestiamo direttamente, sono un altro fiore all’occhiello di Federmanager, un sistema di tutela concreta dei nostri iscritti e delle loro famiglie di cui andiamo davvero orgogliosi.

Infine, in ultimo ma non ultimi nei miei pensieri, ringrazio tutti i professionisti che operano dentro la Struttura Federale insieme a me, tutti i giorni: il Vicepresidente Zei, il Tesoriere Vivian, il Direttore Generale Cardoni, tutte e tutti i nostri dipendenti.
Lo vedo ogni giorno: la passione che li anima a favore dei nostri iscritti e del nostro complesso sistema associativo va ben oltre il semplice adempimento contrattuale. Grazie a nome di tutte le nostre iscritte e iscritti per il vostro lavoro!
Noi siamo orgogliosi di essere una grande squadra.
Perché noi crediamo in un’Italia che guida, non che insegue.
Un’Italia protagonista, non spettatrice.
Un’Italia che investe sul merito e non si arrende all’inerzia.
In questo anniversario, davanti a voi, davanti al Paese, voglio ribadirlo una volta di più: Federmanager c’è ed è pronta a fare la sua parte.
E lo farà con il sorriso e l’entusiasmo, come amo dire sin dal giorno del mio insediamento alla guida della Federazione.
Con la serietà delle proposte e con il coraggio delle scelte.
Con le nostre competenze e con la nostra leadership.
Questo è il nostro impegno.
Questo è il nostro augurio!






