Per modernizzare e rendere realmente competitivo il Friuli Venezia Giulia è necessario puntare decisamente anche sulla realizzazione delle infrastrutture che risultano essere in attesa da ormai troppo tempo. Le infrastrutture, infatti, sostengono le imprese e favoriscono l’occupazione di manager, tecnici e lavoratori. Ci riferiamo, in particolare, a quanto opportunamente evidenziato da Confindustria Udine circa lo sviluppo di Porto Nogaro e alla realizzazione della tangenziale sud di Udine nonché della Cimpello-Gemona-Sequals senza scordare il traforo al Passo di Monte Croce carnico.
Federmanager FVG rileva anche che il potenziamento del nodo ferroviario di Udine, del retroporto ferroviario di Trieste e dello scalo ferroviario di Osoppo siano altri snodi decisivi in quanto infrastrutture e collegamenti sono una leva fondamentale per la competitività e la modernizzazione del nostro territorio.
Se si vuole dire sì a queste realizzazioni occorre, però, dire sì preventivamente alla sburocratizzazione delle procedure. Un esempio: perché un investimento già operativo di 62 milioni per la tangenziale Sud rimane nei conti correnti bancari così a lungo? Le valutazioni d’impatto ambientale e le gare d’appalto devono essere attuate al meglio, ma non con tempi esageratamente lunghi.
Per far funzionare il sistema industriale locale occorre anche pensare a rilanciare l’export. Nel 2024, infatti, il commercio con l’estero ha registrato una battuta d’arresto, secondo l’ultima relazione della Banca d’Italia, in Friuli Venezia Giulia che ha visto un calo delle vendite all’estero pari al -5,5% al netto della cantieristica navale che vola. Si badi bene che la media nazionale si attesta al -0,4%.
La frenata dell’export riguarda i mercati tradizionali europei, Germania in primis, da cui arrivano segnali sempre più deboli per settori chiave come la meccanica, i prodotti in metallo, il legno e l’elettronica.
Una tendenza che non può essere sottovalutata come un calo momentaneo essendo la conseguenza di una nuova geografia del commercio internazionale, sempre più incerto e condizionato da guerre reali ed economiche che provocano ambedue effetti disastrosi sulle persone e per le quali chiediamo di attivare 24 ore al giorno diplomazie e trattative sine die.
Non da ultimo occorre sviluppare la managerialità che nel settore privato industriale è un processo strategico fondamentale per migliorare la competitività, l’efficienza e l’innovazione all’interno dell’azienda. Ciò è possibile attraverso alcune aree chiave come la formazione dirigenziale continua, lo sviluppo della leadership, la gestione del talento e degli obiettivi, anche personali, dei lavoratori favorendo carriere su base meritocratica effettiva e il welfare a 360% (sanitario, previdenziale, smart working, …). L’innovazione richiesta sopra per la sburocratizzazione dev’essere anche di tipo organizzativo legata alla digitalizzazione per la quale è del tutto opportuno inserire nei piani industriali delle aziende obiettivi di sviluppo manageriale proprio legati alla digitalizzazione.
Altre parole chiave, infine, in proposito possono risultare gestione dei cambiamenti, cultura dei risultati, networking.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG
Claudio Barbina
Responsabile Politiche attive del lavoro
e della formazione Federmanager FVG