Il taglio alle pensioni voluto dal governo Meloni per il biennio 2023-2024 è ora oggetto di un’importante battaglia legale. Grazie al ricorso presentato da Marco Panti, ex dirigente scolastico senese di 71 anni, la questione è stata trasmessa alla Corte Costituzionale. L’ordinanza n. 33 della Corte dei Conti della Toscana, accogliendo il ricorso di Panti, ha aperto la strada a una potenziale dichiarazione di incostituzionalità della misura che ha ridotto l’indicizzazione delle pensioni, ovvero il loro adeguamento all’inflazione.
Questa vicenda potrebbe avere un impatto enorme: se la Corte Costituzionale dovesse dichiarare illegittimi questi tagli, il governo si troverebbe a dover fronteggiare un buco di 37 miliardi di euro. In particolare, la norma viene criticata per essere stata adottata fuori da contesti di crisi finanziaria e per violare i principi costituzionali legati alla dignità e proporzionalità delle pensioni. La pensione non è un semplice contributo assistenziale, ma rappresenta il frutto di anni di lavoro, e deve essere adeguata non solo al momento del ritiro, ma anche durante la quiescenza.
Marco Panti, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, che pur non essendo una vittoria finale, rappresenta un passo decisivo per portare alla luce un problema troppo a lungo ignorato. Il suo ricorso è solo uno dei tanti presentati in Italia, ma potrebbe aprire una breccia che porterà a un esame approfondito della questione da parte della Consulta.
Per leggere l’intero articolo pubblicato su “La Repubblica” il 10 settembre 2024, visita il sito del quotidiano e scopri tutti i dettagli sull’ordinanza e le sue implicazioni per il futuro delle pensioni in Italia.