Il 2023 conferma che la situazione economica del Nordest è positiva. Il numero delle Pmi è aumentato del 5% contro un dato medio del 4,5% e la redditività del capitale è del 12,8%, contro una media del 12,1%. Lo afferma il Rapporto Regionale Pmi 2023, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con UniCredit, che approfondisce la struttura e l’evoluzione dello stato di salute delle Pmi da una prospettiva territoriale.
Il rapporto analizza i conti economici delle circa 160mila Pmi italiane. Sul fronte dei conti economici si stima per il 2023 una sostanziale tenuta di fatturato (+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e Mol (+2,9%), che recuperano i livelli del 2019 (rispettivamente +9,1%, +8,7% e +14,9%).
Vi è un indubbio lato positivo nel rapporto Cerved sullo stato di salute delle Pmi trivenete, per quanto il 2022, per il Nordest e il sistema Italia, si sia, purtroppo, concluso con indicazioni decisamente meno incoraggianti, come rivelano il calo della redditività e la brusca riduzione (-10,1%) delle newco registrata alla fine dello scorso anno, con valori tornati al di sotto dei livelli pre-Covid.
Secondo il rapporto le piccole e medie imprese italiane riescono a reggere agli shock, pur denotando segnali di rallentamento.
Vi sono, comunque, degli aspetti preoccupanti. Il fattore più allarmante è senz’altro la crescita dei tassi di interesse. Lo studio stima che il rapporto tra oneri finanziari e debiti passi dal 2,8% del 2021 al 3,5% del 2022, e, stante la politica adottata dalla Bce, possiamo prevedere che aumenterà ancora nel 2023. Che sia il caso di alzare la voce in Europa nei confronti della Bce?
Sono, ormai, undici i mesi di progressivo aumento dei tassi da parte della Bce mentre di pari passo non si registra un decisivo abbassamento dell’inflazione, se non per quanto riguarda la sua componente energetica. Ma il sistema produttivo triveneto è decisamente solido. Il tessuto imprenditoriale del Nordest dimostra, infatti, di avere la capacità di reagire a tutto ciò che ha colpito il sistema socio-economico.
Gli ingenti investimenti realizzati nel settore della digitalizzazione e a favore dell’efficientamento energetico consentiranno di incrementare la competitività delle nostre imprese e di far fronte a quest’ulteriore scossa rappresentata da elevata inflazione ed elevati tassi di interesse, ma sarà sufficiente? Io non credo. Occorre fare di più. La ricetta non è dietro l’angolo, ma chiedere maggiore fiducia nella cultura manageriale e nei lavoratori potrebbe essere un ottimo inizio. L’investimento principale va fatto sull’Uomo!
E, inoltre, come accennato, si rende indispensabile che la Bce comprenda che una manovra così accelerata di rialzo dei tassi rischia di far precipitare l’Europa in una fase recessiva il che non gioverebbe a nessuno, nemmeno al perseguimento degli obiettivi insiti nel programma Next Generation Eu.
L’appello alla politica è, pertanto, quello riferito a far sentire una “voce unica europea” alla Bce per un’immediata politica monetaria differente. In fin dei conti l’euro è l’unico fattore unificante in Europa, non lo è la cultura, non lo sono i valori, non lo è la poesia e nemmeno la religione, almeno sulla politica monetaria si facciano gli interessi dell’Europa.
Solo così si può, forse, aprire un varco verso una nuova Europa. Lo dobbiamo alla … next generation, altrimenti rimarrà solo uno slogan povero e insignificante.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG