Zeno D’Agostino: “Serve un’apertura mentale pronta per una realtà diversa rispetto a quella che si aspetta”
Alberto Felice De Toni: “Abbiamo un futuro enorme nel quaternario digitale”
Mario Mantovani: “Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo creare scenari per prendere le decisioni”
NOTA STAMPA
Tutto esaurito all’auditorio virtuale dell’convegno “QUALI OPPORTUNITÀ LAVORATIVE DAL 2030 IN POI. L’orientamento scolastico e occupazionale per il futuro”, organizzato da CIDA FVG e ITS A. Volta di Trieste. È stato un evento di grande spessore, con tante riflessioni e condivisioni sul futuro mondo del lavoro in continuo cambiamento, sul sistema formativo e sulle nuove competenze che potrebbero servire fra un decennio o due.
Dopo i saluti, la presentazione degli ospiti e della Federazione CIDA, Daniele Damele, segretario regionale CIDA FVG, ha passato la parola a Clementina Frescura, Dirigente scolastico ITS A.Volta di Trieste e rappresentante ANP FVG (aderente a CIDA), che ha aperto l’incontro ribadendo l’importanza del lavoro che la scuola sta facendo con gli studenti per costruire le competenze, determinare le conoscenze e definire la crescita che proietta verso il futuro.
La prima domanda Damele l’ha rivolta ad Alberto Felice De Toni, Docente dell’Università di Udine, su come possiamo orientarci dal punto di vista formativo per le occupazioni del futuro.
Secondo De Toni “noi viviamo in tempi esponenziali. Nel giro di alcuni decenni è cambiato tutto. Siamo immersi nel cambiamento fortissimo che ci mette in difficoltà. Purtroppo, questo è il nostro mondo, perciò dobbiamo affrontare tutte le complessità che incontriamo. È un mondo iperconnesso dagli anni ‘90 in poi. È una rivoluzione enorme, che ha dato l’inizio all’era digitale e ha interconnesso il mondo in maniera fortissima”. De Toni ha voluto evidenziare come questi grandi cambiamenti hanno portato non solo vantaggi, ma anche dei pericoli perché “il processo espone ad una competizione globale, perciò i territori e le persone, che non sono pronti, si oppongono. Il mondo sta portando delle complessità e noi dobbiamo cavalcare questa onda, imparando a navigare sviluppando le nuove competenze. La semplicità delle nostre azioni è data dal rapporto della nostra capability con la complessità del contesto”. De Toni ha fortemente rimarcato l’importanza del sistema scolastico, universitario e quello della formazione permanente come infrastrutture chiave. “Ci occorre un grande lavoro, coinvolgendo tutti gli attori essenziali di questo percorso, compresi i manager. Ci vuole un patto tra il sistema educativo e quello del lavoro. La vera sfida è il coraggio di cambiare e questo lo possiamo fare unendo le forze dei sistemi istituzionali, educativi e professionali, comprese le imprese”.
Erna Hauser, Rappresentante Manageritalia in Cida FVG, ha, invece, rivolto la sua prima domanda a Zeno D’Agostino, Presidente dell’Autorità portuale di Trieste, sulla nuova situazione che stiamo vivendo a Trieste e in Friuli e come questa situazione si riverbererà nei prossimi anni.
“Siamo di fronte ad una totale variabilità del sistema complessivo, non solo economico, che ha una caratteristica: non è prevedibile” ha aperto il suo discorso Zeno D’Agostino. “Su tutto ciò che stai pianificando e programmando devi dare per scontato che possa anche essere sbagliato. Il tema della resilienza parte proprio da lì. Chi gestisce queste situazioni, compresi i manager, deve avere una capacità di reazione a questi shock facendo anche il contrario di quello che aveva programmato. E il sistema deve essere in grado di farlo. Per realizzare tutto ciò bisogna avere un bagaglio di competenze enorme. Oggi viviamo una pandemia sanitaria tremenda, ma cosa succederebbe nel caso di un virus digitale, che entra in tutti i nostri sistemi a livello globale che fondamentalmente bloccherebbe il mondo. Questo ci porterebbe ad una catastrofe esponenzialmente peggiore rispetto a quella che stiamo vivendo in questo momento, perché è tutto governato a livello tecnologico. Ecco perché D’Agostino pensa al mondo che vive sulla “sconnettività” come modalità di sopravvivenza. Bisogna avere le capacità mentali di essere coscienti che quello che oggi è produttivo e competitivo da un momento all’altro può non esserlo più. Occorre aprirsi alle capacità di assimilazione di tantissime competenze, ma soprattutto bisogna avere un’apertura mentale per essere sempre pronti ad una realtà diversa rispetto a quella che si aspetta. Solo così si può resistere e superare le sfide impreviste inizialmente.
Damele, citando i dati di una recente ricerca di Confcommercio nazionale sull’aumento delle nuove professioni nel periodo 2008-2017, ha, poi, chiesto al professor De Toni quali professioni ci saranno nel 2030 per i nostri giovani.
Secondo il professore “certe nuove professioni a distanza di 10 anni non le si riesce a prevedere perché il futuro non è prevedibile. Però possiamo studiare il presente che è gravido di futuro, leggendo i segnali deboli che sono presenti. I segnali forti, cioè i trend, li conosciamo tutti. Lo smart working e il web learning, oggi largamente diffusi, sono entrati nella nostra vita in maniera discontinua, coinvolgendo milioni di persone. I temi dello smart working e dell’web learning, anche quando sarà finita l’emergenza sanitaria, di sicuro apriranno una serie di nuove professioni. Bisogna, comunque, puntare sui fondamentali perché i contenuti e le competenze si imparano sul campo. La passione è fondamentale, è giusto, pertanto, orientare i ragazzi verso il nuovo, ma i fondamentali vanno ribaditi sempre e in primo luogo. Noi abbiamo un futuro enorme che è nel quaternario digitale ma per abitarlo ci vogliono le competenze digitali. Bisogna avere la consapevolezza che il nuovo alfabeto è il digitale: dobbiamo impararlo per poter abitare nei nuovi mondi”.
Damele ha, quindi, provato a sintetizzare alcune cose dette durante la serata arrivando al concetto dell’apertura mentale verso un equilibrio tra scuola – università – economia – mondo del lavoro – welfare. Così alla domanda su come possiamo trovare l’equilibrio tra tutti questi aspetti Zeno D’Agostino ha evidenziato il “rinascimento della Pubblica Amministrazione”. In più: lo smart working che è stato vissuto anche sulle spalle dei manager i quali hanno rilevato, così, tutti i pro e i contro. Secondo D’Agostino, lo smart working va rivisto perché da un lato non vai più sul posto di lavoro ma rimani a casa, ma ci sono anche aspetti negativi che si potrebbero risolvere proprio staccando lo smart working da casa, ma rimanendo vicini a casa, non andando al lavoro. Questi luoghi dovrebbero essere “costruiti” dal pubblico con un forte ruolo del privato. L’Amministrazione pubblica dovrebbe fare un ragionamento importante su ciò sviluppando un nuovo modello di imprenditoria privata che investe in proposito. Questa dovrebbe essere, cioè, una nuova visione: “approfittiamo di questa pandemia per creare un mondo diverso, un mondo più sostenibile e gestibile dal punto di vista sanitario e ambientale”.
Per il professor De Toni l’equilibrio cui aveva fatto riferimento Damele “non può che trovarlo la Politica con la P maiuscola. Abbiamo molto Stato e molto mercato, ma nel tempo abbiamo perso le comunità”. Ricostruire le comunità territoriali è un fatto politico e uno strumento di ricomposizione di interessi e prospettive diverse. Bisogna rimettere in piedi gli strumenti di mediazione territoriale. Dobbiamo ritrovare un forte senso civico perché soltanto la collettività può risolvere i problemi.
È seguito l’intervento di Marco Picetti, Consulente finanziario indipendente e responsabile ufficio consulenza di Veneris Family Office Scf, che ha fatto alcune riflessioni sulla sua professione e sul possibile percorso futuro. Ha citato un recente studio di KPMG sul futuro delle banche e soprattutto sugli obiettivi, che avranno un diretto impatto sul personale bancario e finanziario, puntando sulle capacità non soltanto tecnologiche, ma anche relazionali. Ha spiegato poi i vantaggi del percorso libero professionale nel settore finanziario.
Damele ha, infine, ha passato la parola a Mario Mantovani, Presidente nazionale Cida e di ManagerItalia, per una conclusione finale: “è vero che non possiamo prevedere il futuro nel senso terministico, ma abbiamo la possibilità di creare scenari all’interno dei quali possiamo prendere le decisioni”. Mantovani ha proseguito, poi, affermando che: “l’asso temporale influenza notevolmente le capacità di analisi del futuro. Quello breve è di 4-5 anni, è legato alle decisioni politiche e può influire sulle leggi. Quello di medio termine rappresenta l’orizzonte temporale delle generazioni. E poi c’è un orizzonte di lungo termine su cui è comunque necessario concentrarci”. Ha poi parlato di digitalizzazione, smart working, accelerazione tecnologica, che hanno obbligato grandi cambiamenti, a partire dai modelli organizzativi sino ai modelli di apprendimento. Un altro tema posto in considerazione è quello della sostenibilità, ambientale ed energetica, ma la sfida vera, secondo Mantovani, è la sostenibilità sociale. A livello mondiale possiamo dire che i nuovi lavori supereranno i vecchi, ma se poi si sceglie di vivere nel luogo specifico bisogna tener conto che possono generarsi delle divergenze molto importanti. È paradossale, ma viviamo un ritorno al localismo. Da un lato ciò è un elemento positivo, dall’altro ci sono dei rischi legati al fatto che venga meno la rete di interconnessione transnazionale, fatto che può riportare in auge determinati tipi di confinamento. E poi c’è il minor dinamismo sociale. Al termine del suo intervento Mantovani ha voluto aggiungere alcuni aspetti sui lavori futuri. È fondamentale il percorso di apprendimento che va dai primi anni della vita sociale a tutta la vita. Non ci siano i muri concettuali che ancora ci sono tra la scuola e l’università, anche se meno ridotti negli ultimi anni, ma soprattutto tra la fine della scuola e il mondo del lavoro in cui si fa formazione, ma con modelli, schemi e logiche diverse tra di loro. Non c’è ancora un percorso continuo di apprendimento mentre occorre andare a lavorare dove si impara, cioè dove c’è interazione. Perché si impara dove si lavora con gli altri.
Alla fine dei lavori Erna Hauser ha annunciato i vincitori delle borse di studio Mario Negri 2019 per i figli degli Associati Manageritalia FVG: Matteo Varesano (scuola media inferiore), Antonio Boctor, Simone Bravin, Giulio Venuti, Elisa e Giacomo Zuglianello (scuola media superiore), Alessandro Facchin, Elena Savoia e Anna Zuglianello (universitari).
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