Si è parlato di professioni del futuro ieri pomeriggio, martedì 9 novembre, al convegno dal titolo “Agenda 2030: le professioni del futuro” promosso da CIDA FVG (Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte professionalità) e LEF, svoltosi nella sede di LEF di San Vito Al Tagliamento.
Un progetto frutto di un lavoro articolato, che trae origine da un lungo confronto portato avanti con gli esperti del settore sui temi del lavoro, della formazione e dell’orientamento, con approfondimenti e focus su specifiche tematiche, sviluppatosi ed arricchitosi nel corso degli eventi e gli incontri di tutte le federazioni aderenti a CIDA in Friuli Venezia Giulia, organizzati e promossi dalla CIDA FVG anche in collaborazione con CIDA Veneto e Trentino Alto Adige.
Pensare, ipotizzare, desiderare e quindi prepararsi a quelle che saranno le professioni del futuro, lasciando alle spalle per un momento la pandemia, ma traendone al contempo alcuni fondamentali insegnamenti, e volgendo lo sguardo a quello che verrà, anche alla luce delle ingenti risorse legate al PNRR. Fotografare la situazione attuale del mercato del lavoro e proporre delle linee di indirizzo per uscire dalla crisi verso condizioni di vita che siano eque e soddisfacenti per tutti. Questo l’obiettivo finale dell’incontro, incentrato sui dati del quarto rapporto CIDA sul lavoro e sul documento di CIDA FVG dedicato alle nuove professionalità, che mira così a mettere a disposizione le diverse conoscenze e know-how emersi nell’ambito della tavola rotonda ad amministratori, politici, manager, lavoratori, studenti e famiglie.
Numerosi i partecipanti all’incontro moderato da Daniele Damele, segretario CIDA FVG e presidente Federmanager FVG e da Marco Olivotto, direttore generale LEF. Ad introdurre l’incontro Licia Cianfriglia, vicepresidente Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità e membro dello staff del presidente Associazione nazionale presidi; a concluderlo invece Alberto Felice De Toni, presidente Fondazione della Conferenza dei Rettori delle Università italiane. A susseguirsi, tra domande e risposte, sono quindi stati gli interventi di Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione ecologica; Alessia Rosolen, Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Michelangelo Agrusti, presidente Confindustria Alto Adriatico e presidente LEF; Stefano Visintin, vicepresidente Confcommercio Venezia Giulia e presidente Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica Friuli Venezia Giulia; Gianpiero Gaviraghi, esperto di intelligenza emotiva.
«È evidente che siamo in una nuova fase di transizione – ha affermato il Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione ecologica Vannia Gava nel corso del suo intervento – non solo ecologica, ma anche sociale, burocratica e digitale e, come succede per tutti i processi di transizione, non si possono creare dal nulla: è un processo che richiede tempo e soprattutto va fatto insieme alla scuola, ai cittadini, alle imprese, al mondo del lavoro.
Le risorse del PNRR per quanto riguarda la transizione ecologica – ha continuato – sono risorse importanti; cosa ci dobbiamo quindi aspettare su questo fronte nel mondo del lavoro? Sicuramente delle riconversioni, anche industriali: ci saranno lavori che magari si svilupperanno con modalità diverse, altri che verranno invece sostituiti. Soprattutto, dobbiamo ricordare che si tratta di un’opportunità per risollevare l’economia e per creare nuovi posti di lavori».
Ad introdurre l’incontro, la vicepresidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità e membro dello staff del presidente Associazione nazionale presidi Licia Cianfriglia, che in riferimento alla sfida per il futuro e la ripresa del Paese, che passa inevitabilmente per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ha posto l’accento su un tema fondamentale, ovvero l’investimento sul capitale umano, un investimento strategico – ha spiegato Cianfriglia – i cui risultati non si vedono nell’immediato e per cui proprio per questo è necessario ancora più coraggio. In questo contesto, il dato che emerge con maggiore evidenza è il mismatch tra quelle che sono le effettive esigenze del mondo lavorativo da un lato e l’offerta formativa dall’altro. Nell’ambito dell’azione di CIDA portata avanti assieme al mondo della scuola e dell’università, ha continuato la vicepresidente, è quindi nata l’esigenza di un maggiore contatto tra il mondo dell’impresa e dell’istruzione, intervenendo in particolare sui curriculum tecnico-professionali, a fronte di una sempre più sentita necessità di un maggiore equilibrio tra insegnamento pratico e teorico. «Una grande necessità di formazione” ha concluso Cianfriglia “che sia soprattutto pratica».
«Alcune cose verranno salvate, alcune verranno cambiate, altre rivoluzionate – ha affermato il presidente Confindustria Alto Adriatico e presidente LEF Michelangelo Agrusti nel suo intervento, ponendo l’accento proprio sulla necessità di un cambiamento radicale, sia di mentalità ma soprattutto nella formazione degli adulti – e quindi dei lavoratori – del domani, attraverso un orientamento più preciso verso la scelta del proprio percorso formativo, che sia basato anche sulle capacità, le qualità e le inclinazioni del singolo. Alla luce di ciò, ha continuato, si rende fondamentale agire fin da subito in modo che i giovani di domani siano in grado di fare scelte consapevoli per il proprio futuro. «Ai ragazzi, ha concluso, dobbiamo far capire questo: che sono loro i protagonisti del proprio futuro».
Le cose si fanno immaginando quale sarà l’evoluzione delle imprese strategiche – ha affermato l’Assessore regionale al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Alessia Rosolen nel corso del suo intervento. Una strategia che mira alla specializzazione intelligente, il cui obiettivo primario condiviso è di mettere insieme ricerca e formazione con la politica industriale di un territorio, basata ovviamente su verde e digitale. Un paradigma, ha proseguito, che come amministrazione regionale «replichiamo in maniera puntuale in tutte le nostre azioni ed è quello che ci permetterà di andare a intervenire in una filiera della qualità, della formazione e dell’occupazione riferendoci in modo puntale a quelle che sono le esigenze e le necessità del mondo del lavoro».
Qualsiasi siano le prospettive che abbiamo davanti – ha concluso l’assessore – la cosa importante è che tutti i soggetti – dalla politica, alle parti sociali, le parti datoriali, gli enti locali, fino al mondo della scuola – comprendano che lavoriamo tutti per uno stesso obiettivo.
A seguire, l’intervento del vicepresidente Confcommercio Venezia Giulia e presidente Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica Friuli Venezia Giulia Stefano Visintin. «A me piacerebbe dire che il mondo della logistica si automatizzerà totalmente, ma non è così. Il Covid ha evidenziato tante situazioni critiche e tra queste, con la globalizzazione, una che stavamo vivendo già da molti anni nell’ambito della logistica e che una volta iniziata la pandemia ci ha dimostrato dove c’era l’errore. Finalmente la logistica non è più considerata una commodity, ma diventa oggi invece un elemento fondamentale dell’impresa, e con essa anche il concetto di catena logistica. Ecco allora che una prima strada in termini professionali che si apre per un giovane è proprio quella della logistica, ha continuato Visintin, in cui convergono diverse competenze, tra le quali anche quella geopolitica.
Ultimo tema, ha concluso, specializzazione e meccanizzazione saranno sicuramente il futuro dei centri logistici ma ci sarà sempre e comunque la necessità del lavoro umano – che quelle macchine dovranno usarle – e proprio in questo contesto la formazione continua è fondamentale».
La globalizzazione e l’enorme cambiamento che ne è conseguito impongono anche un cambio di strategia, ha proseguito l’esperto di intelligenza emotiva Gianpiero Gaviraghi. «Dal momento che i ritmi della vita attuale sono cambiati, nasce l’esigenza di accordarsi con questo andamento ritmo imparando a fare squadra. L’intelligenza emotiva si lega ad una situazione che è sempre esistita, da qui nasce un’esigenza importante: bisogna capire come fare squadra in questo momento. Capire quali sono le esigenze e farle tornare indietro in una chiave di valore. Questo significa fare squadra”.
«La rivoluzione digitale è un cambiamento tumultuoso, è esogena e ci sta arrivando addosso. Perché sono sempre stati i cambiamenti tecnologici che hanno influito su quelli sociali e non viceversa” ha esordito il presidente Fondazione della Conferenza dei Rettori delle Università italiane Alberto Felice De Toni a conclusione della tavola rotonda. “Oggi siamo in una società digitale con tutti i vantaggi ma anche i rischi che ne conseguono, ovvero il rischio dell’usurpazione digitale e i monopoli digitali. Qui – ha continuato – il tema della formazione continua è centrale. Il mismatch è infatti un gap ineliminabile, ogni struttura scolastica, universitaria, qualsiasi ente formativo, tende a formare dei profili che sono dovutamente orizzontali, mentre le imprese vogliono profili molto verticali. Quindi questo mismatch è strutturale, è normale che esista un gap tra domanda e offerta: come risolverlo? Con strumenti, per esempio, come l’alternanza scuola lavoro, tirocini, stage, tecnici nelle scuole, macchinari nuovi e al passo con i tempi su cui fare formazione.
Dobbiamo accettare questo gap – ha concluso – e sapendo che tutto muta dobbiamo essere aperti al cambiamento e dobbiamo lavorare su strumenti di congiunzione che non sono mai definitivi e vanno sempre cambiati in una logica di miglioramento continuo».