di Daniele Damele Segretario CIDA FVG
Lo scorso 2 e 3 aprile si sono tenute le importanti elezioni regionali e comunali di Udine (e di altri municipi). Domenica 16 e lunedì 17 a Udine si terrà il ballottaggio tra i candidati sindaci Alberto Felice De Toni e Pietro Fontanini.
In attesa di detta nuova chiamata alle urne nel capoluogo friulano è già tempo di scelte future che dovranno essere attuate dalle rinnovate Amministrazioni, rivolgendo, però, un forte appello agli elettori a recarsi alle urne a Udine il 16 e il 17 esprimendo il proprio voto non facendo vincere l’astensionismo che significa delegare ad altri, una minoranza, la scelta del futuro di ognuno di noi. Il 2 e 3 aprile ci siamo recati al voto solo il 45% degli aventi diritto. Troppo poco. Bisogna tornare a votare come quando la percentuale era superiore all’80%. L’astensionismo va sconfitto già dal ballottaggio di Udine dove a votare può recarsi anche chi non lo ha fatto il 2 e 3 aprile.
Per quanto concerne le scelte future, invece, a livello sociale ed economico ci sono alcuni segnali positivi che indicano come il Nordest italiano stia reagendo meglio di altre realtà italiane alla crisi mondiale. La crescita economica ha, infatti, ripreso intensità in Friuli Venezia Giulia dove si respira un’aria meno negativa specie grazie all’impegno di imprenditori, manager e lavoratori. Dalla Pubblica Amministrazione si attendono sostegni concreti affinché il sistema produttivo locale riprenda slancio e contrasti in modo positivo le modificazioni dei mercati.
Dobbiamo uscire dall’ennesimo tunnel di crisi. È evidente che sussiste un allentamento delle difficoltà congiunturali per cui s’impone la necessità di riforme politiche regionali e azioni concrete comunali favorevoli per poter agganciare il treno della ripresa.
Una delle principali sfide dei prossimi cinque anni coincide con il lavoro. È questa, infatti, accanto a sanità, infrastrutture, welfare, cultura, scuola, ambiente, la sfida del futuro che costituisce la base dell’economia per un territorio che punta alla modernizzazione e a un operoso benessere.
Sotto quest’aspetto l’avvento delle nuove tecnologie digitali sta provocando una rivoluzione nelle competenze necessarie per il mercato del lavoro. Queste si suddividono in tre aree: le competenze di base, quelle trasversali e le abilità (relazionali, di contenuto e cognitive). Sempre più si rende necessario possedere competenze in materia di gestione delle persone, analitiche e di sistema auspicando che in ogni struttura prevalga la meritocrazia.
A chi lavora va garantita responsabilità all’interno dei processi produttivi, ma anche carriera, formazione coerente e di livello, crescita culturale e riconoscimento e allo stesso tempo va richiesta una conoscenza delle cosiddette competenze soft sempre più diffusa ed elevata.
I temi dell’economia, del welfare, delle libere professioni, dell’associazionismo, dei manager e del lavoro come pure della sanità e della cultura, in una parola del futuro saranno al centro del futuro.